Iniziativa sulla giustizia: il sorteggio è una procedura che fa senso. Lo dimostra anche la ricerca

I sorteggi mirati non garantiscono la scelta della o delle persone «migliori», tuttavia possono assicurare che sia disponibile un pool numeroso e variegato di candidati altamente qualificati.

Di Margit Osterloh

Il 12.10.2021, ore 12:00

Il prossimo 28 novembre voteremo sull’iniziativa sulla giustizia. Le giudici e i giudici federali non devono più essere proposti da una commissione parlamentare e votati dal Parlamento, bensì designati ed estratti a sorte da una lista. Si tratta del cosiddetto sorteggio mirato, in cui dapprima una commissione di esperti stila una lista di candidati idonei a livello professionale e personale per poi procedere su questa base al sorteggio. (Leggete qui la nostra spiegazione dell’iniziativa sulla giustizia).

L’iniziativa mira ad aumentare l’indipendenza del Tribunale federale. Che questa sia a repentaglio lo mostra il caso della rielezione del giudice federale Yves Donzallaz. L’UDC ha chiesto di non rieleggere il giudice Donzallaz, sebbene originariamente quest’ultimo fosse stato eletto come proprio rappresentante nel massimo tribunale svizzero. Il motivo di tale richiesta è riconducibile a due sentenze cui ha partecipato Donzallaz e non gradite dall’UDC. Anche se l’Assemblea federale non ha soddisfatto questa richiesta, tali «lavate di capo» costituiscono, tuttavia, una minaccia all’indipendenza dei giudici e alla separazione dei poteri.

La giustizia è bendata

Il Consiglio federale, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati respingono quasi all’unanimità l’iniziativa sulla giustizia e rinunciano persino a presentare un controprogetto. Come motivo principale adducono che il sorteggio non permetterebbe di selezionare i «migliori». Infatti, non si sceglierebbe per sorteggio neanche il coniuge. Pertanto, la proposta è a loro dire tutt’altro che seria. Tuttavia, non è l’iniziativa sulla giustizia a peccare di serietà, bensì il confronto tra l’elezione di giudice e la scelta di un coniuge.

Perché? Da un giudice ci si aspetta una vasta indipendenza e neutralità senza riguardo per la persona. Per questo motivo la giustizia è bendata. Al contrario, da un coniuge, dai familiari o dalla migliore amica ci si attende una fedeltà affidabile e la condivisione di gioie e dolori.

Ma come la mettiamo con la critica secondo cui il sorteggio mirato non garantirebbe la selezione dei migliori? Chi muove questa critica, dovrebbe dimostrare in modo credibile che soltanto «i migliori» aderiscono a un partito. E ciò sebbene soltanto il sette percento della popolazione svizzera con diritto di voto appartenga a un partito. Di fatto attualmente sussiste un limite di accesso a una carica di giudice per persone interessate senza partito.

Il pericolo del «nepotismo»

E peggio ancora: in seguito alla rappresentanza proporzionale dei partiti, alla base dell’attuale comitato di selezione, ossia la commissione giudiziaria, non scende in campo chi al momento non è nel partito «giusto» o non è pronto (come già accaduto alcune volte) a passare di volata al partito «giusto».

In conclusione, probabilmente «i migliori» non hanno alcuna possibilità di proporsi perché non si candidano per la carica.  Si corre invece il rischio di «nepotismo».

Il miglior antidoto a tale rischio è il sorteggio.

Probabilmente «i migliori» non si candidano anche per un altro motivo: nella nostra ricerca relativa all’utilizzo del sorteggio mirato abbiamo dimostrato che con una tale procedura si candida un numero notevolmente più elevato di outsider altamente qualificati rispetto alla procedura usuale, poiché con un sorteggio gli outsider, spesso trattati con ostilità e considerati come arrivisti, hanno meno remore a candidarsi. Si sentono meno ostacolati da pregiudizi negativi.

Non si perde la faccia

Abbiamo potuto comprovare questo effetto da un canto in un esperimento di laboratorio per la candidatura di donne e dall’altro tramite ricerca storica: nel 18° secolo la città di Basilea applicò per l'elezione del «Piccolo Consiglio» un sorteggio mirato, neutralizzando così l’influsso delle famose famiglie della «Daig».

Inoltre, chi non viene eletto per sorteggio, non perde la faccia ed è più disposto a cooperare con i vincitori. La storia insegna che, ad esempio a Venezia e in altre città-Stato del Norditalia, grazie al sorteggio sono state notevolmente limitate le lotte tra famiglie influenti che costavano molte vite umane per ambire a posizioni di spicco.

La perdita di potere paventata

I sorteggi mirati non garantiscono la scelta della o delle persone «migliori», tuttavia possono assicurare che sia disponibile un pool grande e inoltre variegato di candidati altamente qualificati. L’idea di poter trovare le soluzioni «migliori» con procedure adeguate è un’illusione.

Dalla moderna ricerca sulle decisioni emerge che noi, e quindi anche i parlamentari, sopravvalutiamo costantemente la nostra capacità di decisione razionale. È quindi ridotta la disponibilità a utilizzare meccanismi come il sorteggio mirato per limitare i rischi di una decisione sbagliata.

Ciò che tuttavia i parlamentari valutano correttamente è la loro perdita di potere, qualora l’iniziativa sulla giustizia passasse. È per questo motivo che la respingono all’unisono.

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